incesto
La pecorina (con lo zio)
di ClaudioGusson
06.03.2014 |
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"Raccolsi l'orbettino e lo spostai verso di me, non più un pericolo..."
Eravamo in estate, mia moglie Attilia, di prima mattina, in considerazione che la stagione dei funghi si era annunciata prospera, mi chiese di andare a cercare il gustoso cibo, perché voleva prepararlo per mezzogiorno.Così, munito di cestino di vimini e bastone, mi incamminai verso il sentiero che portava al bosco.
Avevo fatto pochi metri, quando dal balcone della stanza nella quale dormiva mia nipote Gabriella, la vidi sporgersi, con i lunghi capelli sciolti che pendevano all’esterno, mentre agitava le braccia.
Da come apriva la bocca, si capiva che stava urlando qualcosa. Non sentivo nulla, quindi ritornai indietro:
“Zio! Fermati!
“Cosa è successo?
“Nulla! Zio! Aspettami! Vengo con te!
Gabriella era la figlia di mio fratello. Si era appena diplomata in un collegio privato. In quel periodo era nostra ospite perché stava preparando il test d’ingresso alla facoltà di lettere e filosofia.
La nipote era la classica ragazza acqua e sapone, molto ingenua per la sua età.
Era come una figlia e quindi, con mia moglie, non avendo figli, abbiamo riversato tutto il nostro affetto su di lei.
Gabriella si era affezionata a noi, ed anche in passato aveva preso l’abitudine di trascorrere molti fine settimana a casa nostra, perché amava il verde, i prati e i boschi che circondavano il paese dove vivevo con Attilia.
Per contribuire a chiarire i motivi della svolta radicale nei rapporti con mia nipote, è necessario che vi narri qualcosa di me.
Ho quaranta otto anni e lavoro in un’azienda agricola, specializzata nella vendita di piantine di ortaggi.
I semi sono trattati in serre e poi quando le piantine sbocciano, sono messe in vasetti di plastica e vendute al mercato o nei negozi specializzati.
Potrei sembrare un uomo all’antica, attaccato alle vecchie tradizioni, felicemente sposato e fedele alla moglie. Sbagliato.
In realtà ho una vita segreta e parallela a quell’ufficiale, nella quale sono un vorace lupo bramoso. Mi piace la fica raffinata e le giovani prostitute, per questo spendo consistenti somme di denaro in puttane e divertimenti per sollazzare il cazzo.
In queste follie goderecce, non sono da solo, posso contare su un amico, un vecchio compagno di scuola, con cui condivido i piaceri della fica.
Un complice prezioso che mi aiuta ad inventare le scuse più assurde, coprendo le frequenti scappatelle.
In azienda ho anche una relazione segreta con la moglie del capo, con la quale credo di avere concepito il secondo figlio.
Ora che conoscete le caratteristiche della mia personalità trasgressiva e incline ai piaceri della fica, proseguo il racconto.
Aspettai alcuni minuti. Gabriella uscì correndo dalla casa, la guardai divertito; sorridendo gli dissi:.
“Ma come ti sei vestita? Guarda che andiamo nel bosco!
“Zio fa un caldo infernale! I jeans mi danno fastidio! Pensa, sarei venuta anche in costume da bagno!
“aahahah va bene lo stesso! Stasera avrai le gambe piene di graffi! Almeno cerca di evitare di passare tra i cespugli!
“Se non potrò avanzare, mi porterai in spalle hahahahah
“ahahahha oddio il mio mal di schiena hahahahah
Gabriella era vestita con indumenti essenziali estivi, una maglietta attillata, che mettevano in risalto le tette a punta come pere, sicuramente senza reggiseno, e una minigonna in jeans, che esaltavano cosce robuste dritte e toniche.
Non era stata avveduta nel vestirsi in quel modo, perché non aveva considerato le difficoltà che avrebbe trovato ad inoltrarsi in un bosco caratterizzato da una fitta vegetazione di arbusti.
Devo premettere che Gabriella, prima di quel giorno, non mi ha mai suscitato alcuna reazione emotiva, anche se vestiva in modo succinto. L’amore paterno che nutrivo per lei era quello di un genitore affettuoso e orgoglioso dei suoi successi scolastici, lontano anni luce dalle affezioni morbose che mi guidavano verso le puttane.
Arrivati sul posto c’inoltrammo nel bosco. Fortunatamente in quel punto i cespugli non erano fitti e la ricerca dei funghi poté iniziare senza difficoltà.
Il primo porcino lo trovò proprio Gabriella, che esplose in una manifestazione di giubilo, saltando e abbracciandomi con grande energia.
Il suo entusiasmo aveva trasformato quella giornata in una piacevole passeggiata.
Continuammo nella ricerca dei funghi.
Gabriella, in preda all’euforia del primo successo, felice come una bambina, correva davanti a me anticipandomi di un paio di metri. Ogni volta che avvistava qualcosa di somigliante ad un cappello di fungo, urlava eccitata “eccone uno!” si abbassava in avanti, indugiando nella posizione della pecora, perché intenta a spostare l’erba che celava quello che aveva notato.
Dopo un po’, finalmente è capitato anche a me di trovare un fungo.
L’avvistamento di quel fungo sancì l’inizio dell’ingresso nel girone lussurioso, nel quale mi trovai impantanato mio malgrado, e che cambiò radicalmente l’atteggiamento che avevo nei confronti di Gabriella.
Era la prima volta che mi soffermavo ad ammirare un particolare anatomico della nipote, che suscitò il mio interesse libidinoso.
Fino ad allora, nulla di Gabriella mi aveva mai coinvolto emotivamente, poiché non avendo mai immaginato connotati femminili riferiti a lei, non mi era passato neanche per l’anticamere del cervello che la cara nipotina potesse avere un postribolo di Venere così meraviglioso.
Pensai: Una cosa non la desideri fino a, quando non la vedi nella sua reale valenza.
Stavo spostando i rami di un arbusto, per impossessarmi del fungo e volendo condividere quel momento di gioia, alzai il capo per chiamare Gabriella ma quello che vidi davanti al mio sguardo mi fulminò l’anima come una violenta saetta.
Gabriella si trovava a poca distanza, piegata in avanti intenta a rovistare nel terreno, a cercare qualcosa che aveva avvistato sotto un arbusto. Si era inginocchiata a pecorina, una posizione galattica per una fica come lei.
Gli orli della minigonna spostati sopra la schiena, non coprivano il lato b. Davanti agli occhi si parò un culo stupefacente, caratterizzato da due chiappe bianche e divise divinamente da mutandine nere.
Il succinto indumento intimo, dopo aver attraversato i rotondi glutei, perdendosi dentro, usciva da sotto allargandosi nello scoscio, che incastrava una nicchia vaginale sensuale, per distendersi piacevolmente sulla collinetta del pube.
Non fui capace di dire una sola parola. Rimasi muto come un pesce preso all’amo, bloccato a fissare quel angolo meraviglioso. Era un panorama da infarto, che mi provocò per la prima volta un turbamento emotivo verso Gabriella, inconsueto per uno zio.
In quello istante, seppure riluttante al sentimento che stavo provando e che mi creava enormi dilemmi interiori, per quanto fosse aberrante, il mio inguine invece infedele alla ragione, reagì a quella vista stupefacente con una possente erezione del cazzo.
Ero un uomo incline al piacere della fica, quindi la reazione fu del tutto naturale, perché Gabriella, nipote o no, in quel frangente si stava esibendo in una pecora strabiliante.
I minuti sembravano secoli. Il culo di Gabriella stava sconvolgendo i miei ormoni, orma in fibrillazione. Il cazzo sussultava al ritmo impazzito dei battiti del mio cuore e mi faceva male.
“Zio ho qualche dubbio sulla genuinità del fungo!
“Allora non toccarlo!
“OK lo lascio lì!
Cazzo si stava alzando. Mi dispiaceva perdermi quel panorama succulento.
Stavo sperando che la situazione si ripetesse presto, quando il destino venne in mio soccorso e successe un fatto che prolungò quel piacevole intrattenimento.
Scorsi qualcosa che si muoveva tra le gambe di Gabriella, appena lo vidi gli urlai:
“Gabriella rimani ferma! E tieni le gambe allargate! c’è una vipera attorcigliata tra le ginocchia!
“hooooo oddio oooooo ho paura! Cosa faccio?
“Non ti muovere! Respira piano e tieni le gambe allargate! Ti prego rimani ferma! Anzi appoggiati sulle mani! E non muovere un muscolo! Respira piano!
“Zio ooo ho paura ihihihiih
Era terrorizzata e cautamente fece quello che gli avevo chiesto. La posizione assunta in quello istante era meravigliosamente eccitante. Nonostante che la situazione di pericolo fosse grave, non potevo fare a meno di ammirare quella fica meravigliosa, che potevi intuire in tutta la sua corpulenta consistenza.
Le mutandine nere, esaltavano la pelle bianca dello scoscio, coprendolo appena. I bordi correvano lungo le grosse labbra, perdendosi nell’incrocio delle cosce, che appariva in tutta la sua straordinaria bellezza.
Guardai attentamente l’intruso e subito tirai uno sospiro di sollievo, perché non era una vipera ma un semplice orbettino. Un rettile innocuo.
Lo guardai rilassato, perché mi ero spaventato, ma non ebbi la forza di rivelare la verità a Gabriella. Non volevo privarmi di quel panorama idilliaco.
Ero sconvolto dall’eccitazione. Il culo di Gabriella mi mandava i sensi in orbita.
Dovevo risolvere in qualche modo quella situazione imbarazzante. La mente mi suggeriva di buttarmi come un feroce predatore su quel cibo prelibato e approfittare della nipote e sbattergli il cazzo in fica senza tanti patemi d’animo, ma non era così facile.
“Non ti muovere stai ferma! Cercherò di allontanarlo.
“Zio! fai presto ti prego ho paura! ihihihii
Mi avvicinai da tergo inginocchiandomi tra le cosce aperte. Il mio grembo era a pochi centimetri di distanza dalla spazio vaginale. Dio mio, così vicino era di una sensualità impossibile da descrivere. Raccolsi l'orbettino e lo spostai verso di me, non più un pericolo.
“Zio ho paura! ihihih
“Tranquilla ora vedrò di toglierti da questa situazione di pericolo!
In quel momento mi massaggiavo la mandibola, leccandomi avido le labbra. Sudavo freddo. La lussuria ormai guidava la mia mente.
Non so che cazzo mi prese, ma l’istinto mi consigliò di aprire i pantaloni e tirarmi fuori il cazzo, forse nel tentativo folle di masturbarmi, impotente a resistere davanti a tanta delizia della natura. Il gesto fu liberatorio perché non ne potevo più di tenerlo chiuso.
La punta, cosparsa di liquido seminale, andò a lambire la spazio sotto il quale si nascondeva vulva vaginale, era sufficiente accostarlo di pochi centimetri e mi sarei goduto il dolce tepore di quella giovane fica.
Mentre il cervello infiammato stava elaborando mille soluzioni, mi venne un idea pazzesca, che forse mi avrebbe potuto aiutare ad approfittare dell’ingenuità di Gabriella. Agendo d’impeto, afferrai due foglie aghiformi di un pino e gli pungolai con forza le labbra della fica.
“aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa qualcosa mi ha punto ihihihiihhi
“Cazzo!
“Zio! Che male! Ho sentito pungermi! Che cosa è stato?
“Stai ferma! Ti ha morso! Non devi agitarti!
“ihihii oddio adesso muoio! zio aiutami salvami zio ti prego! Ihihihih
“Ti prego! Stai ferma! Non ti muovere!
La disperazione gli aveva fatto perdere il senno della ragione, meglio perché poteva essere una valida alleate nella realizzazione del mio intento lussurioso. Perché poteva aiutarmi a porre in essere quello che in quel momento la mente sconvolta dalla cupidigia pretendeva: leccare quella meravigliosa fonte della natura.
“Devo succhiare il veleno, prima che si diffonda nel resto del corpo, però è necessario che tu rimanga ferma!
“hihihih non voglio morire hihii ho paura hihihi ti prego fai presto ihinin non voglio morire!
“Stai tranquilla! Aspetta sposto le mutandine di lato e guardo dove ti ha morso! Tu non ti muovere!
Era talmente ingenua che mai gli sarebbe passato dalla testa che la stavo ingannando. Tremava dalla paura ed era pietrificata dal terrore, che la teneva ferma e piegata in avanti, in una pecorina galattica.
Ripresi l’orbettino. Volevo che lo vedessi, per aumentare ancora di più la sua disperazione e confusione, sperando che non riconoscesse l’animale.
“La vedi?
“Si! Che schifo! Buttala via! ho paura zio hihihihhhh
“Tranquilla è morta!
Lo gettai lontano.
“Ora non muoverti sto per succhiare il veleno!
“Si si si… fai presto … non voglio morire!
Gli spostai le mutandine di lato.
Quando vidi ciò che si celava sotto, pensai: “Mio dio che fica!
Era una visione paradisiaca. Il cuore mi batteva a cento all’ora, il sangue stava bollendo nella vene, raggiungendo temperature altissime.
Il cazzo sussultava fremendo, voglioso di ficcarsi in quel buco carnoso e morbido.
Feci scorrere le dita lungo le labbra. Ero super eccitato.
“Adesso succhio!
Appoggiai la bocca sulle labbra e un gusto salato aggredì il palato. L’odore della fica sudata era forte ed inebriante. Non riuscivo più a trattenermi. Il cazzo tra le gambe dava segni di intemperanza, diventando duro come la pietra, ogni tanto lo menavo nel vano tentativo di placarlo, ma era peggio perché il movimento della mano alimentava ancora di più la brama e la voglia di chiavarmi la cara nipotina.
“Stai ferma! Ecco!
Ogni tanto, cedevo alla voluttà e spaziavo con la lingua tra le fenditure delle parti molli. Era una deliziosa fonte di piacere.
Per dare maggiore efficacia alla leccata, mi ero aggrappato alle natiche, e con la bocca succhiavo tutto lo spazio vaginale. Lei tremava come una foglia. Non so che cosa provasse in quel momento. Forse la paura gli aveva bloccato le emozioni e non riusciva percepire l’impeto con il quale leccavo le sue parti intime.
“Tesoro c’e un grosso problema!
“Zio ti prego non farmi stare male! dimmi che non è grave!
“Il veleno è in parte tolto, ma dobbiamo rendere inerte quel poco che è rimasto dentro!
“coma facciamo?
“Non ho con me il siero antianafilattico, ma conosco un sistema che potrebbe funzionare! Tuttavia non ho il coraggio di proportelo!
“di cosa si tratta?
“l’ho sperimentato una volta con Attilia! Ma lei era mia moglie! Somiglia un po’ alla visita ginecologica, devo scandagliare la cavità vaginale! Per verificare se ci sono gonfiori all’interno!
“Fallo zio! Non ha importanza! Basta che mi salvi la vita!
“Devo infilare alcune dita dentro! Lo sai?
“Non ti preoccupare! Sto rischiando la di vita! Non ti fare sti problemi! Controlla ora ti prego!
“Va bene! però tu non ti muovere! Rimani in questa posizione qualunque cosa succeda.
La sua ingenuità era disarmante. Ma dovevo prendere le mie precauzioni evitando che si girasse e mi scoprisse con il cazzo in bella mostra.
Era un giglio di candore, ma nonostante tutto non mi impietosiva, perché l’ingenuità, in quel momento era l’alleata perfetta delle mie nefandezze.
“Ora stai ferma!
Infilai il dito medio. Cribbio, il condotto vaginale era stretto, caldissimo e umido. Sembrava di avere infilato le dita in una presa della corrente, perché una scarica di adrenalina si diffuse subito dalla zona lombare. Mi sembrava incredibile di potere violare quel santuario proibito dalla morale. Ero eccitato come un vecchio caprone e senza tanti riguardi attaccai a muovere il dito facendolo scivolare dentro e fuori. In pratica la stavo chiavando di brutto.
“Cazzo è gonfio!
“noooooo zio non voglio morire hhhhhhhhhhhhhhh
Si agitava dalla paura.
La fica di Gabriella era molto stretta, ma dopo avere infilato il terzo dito, agitandolo insieme agli altri come un mestolo, gli orli della vagina si erano dilatati a sufficienza, permettendomi di scivolare in profondità agevolmente. Pensai: e’ pronta per il piano successivo.
Ero super turbato da quella situazione infernale, con la mente che turbinava come un tornado, così dopo aver gustato quella golosità con la bocca e soddisfatto il piacere di toccarla con le mani, pensai: “non mi bastava più, desidero provare sensazioni più forti!
Quindi mi sforzai di escogitare qualcosa di credibile per avere il suo consenso ad infilare il cazzo in quella tana delle meraviglie. L'idea mi venne al volo:
“C’è un'altra possibilità di salvezza! Stavolta però richiede un atto di coraggio!
“Che cosa è?
“si chiama terapia d’urto!
“di cosa si tratta?
“debbo provocarti delle forti emozioni per annullare l’effetto del veleno! Simile all’orgasmo e le dita non sono sufficienti! Ci vuole qualcosa di duro e grosso come una carota! E in questo momento c’è un solo modo! Mi Capisci?
“Non ha importanza in questo momento! Qualsia cosa! Se serve a salvarmi la vita! fallo! Subito! E’ una cosa urgente!
“Devo stimolarti! Non vorrei farlo ma… è… è per il tuo bene!
Mi sforzavo di controllare le mie reazioni, per non tradire il forte desiderio che animava la mia mente. Mi dimostravo dispiaciuto e disperato.
“ihihi zio non ti disperare… fai quello che è necessario! Non voglio morire!
Santa ingenuità. Era quello che volevo sentire. Stavolta avevo la strada completamente spianata per realizzare le mie losche intenzioni. La voluttà della mia mente si stava finalmente scatenando con il consenso della cara nipotina. Era stato un successo di grande strategia.
Quel meraviglioso santuario delle delizie sarebbe stato la sala giochi del mio cazzo.
“Tesoro preparati! Ti prego perdonami! E' per il tuo bene!
Brandendo il cazzo come una mazza, puntai la grossa cappella ....... .
Continua... con un finale a sorpresa... qui:
http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/2014/03/la-pecorina-zio.html
Così va la vita.
Guzzon59
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